Analisi

50 anni di elezioni regionali in Toscana

7 giugno 1970

Le prime consultazioni regionali in Toscana videro la partecipazione di 10 liste di cui cinque afferenti alla sinistra (ben quattro – Pci, Psi, Psiup e Stella Rossa-Rivoluzione socialista – con il simbolo della falce e martello a cui si aggiunse il Sol dell’Avvenire del Partito socialista unitario). I risultati certificarono la solidità del blocco consensuale creato in Toscana dal Pci, che si affermò quale prima lista della Regione con il 42,3% dei voti, seguito dalla Dc (decisamente staccata, al 30,5%) e dalla coppia socialista Psi e Psu (rispettivamente all’8,7% e al 6,4%). Un podio, quello Pci-Dc-Psi, che trovò conferma in ogni provincia, fatta eccezione per Lucca e Massa-Carrara dove la Dc riuscì a scalzare il Pci dal primo gradino.

Dei 50 consiglieri ben 23 furono gli eletti del Pci, 17 i democristiani, tre ciascuno per Psi e Psu e uno per Msi, Psiup, Pli e Pri.

Per poco non autosufficiente, il Pci strinse un’intesa di governo con il Psi, ma non con i futuri socialdemocratici del Psu, preferendo guardare ancor più a sinistra aprendo le porte della maggioranza al Partito socialista di unità proletaria. Ma significativamente, a capo della prima giunta regionale di nomina assembleare (eravamo ancora lontani dall’elezione diretta del presidente), non ci andò un esponente comunista, bensì un socialista: Lelio Lagorio, la cui presidenza rappresentò una delle prime e delle più importanti applicazioni di un modello di ripartizione del potere nella sinistra toscana di allora, una formula destinata ad essere un must nella proposta politica, quella per cui il corpaccione del consenso era di matrice squisitamente e spesso radicalmente comunista, mentre la rappresentanza al vertice era lasciata alla componente più moderata, riformista e dialogante con l’area centrista.

Alcune curiosità: su 50 consiglieri solo due donne, Ilia Coppi Ugoletti e Loretta Montemaggi, entrambe elette sotto il simbolo del Pci. Ancora peggio in giunta, senza rappresentanza femminile. Un cenno sui titoli di studio: di nove assessori un solo laureato (il presidente Lagorio), due diplomati, quattro con licenza media, due con licenza elementare, a fronte di un consiglio composto da 19 laureati, 14 con diploma superiore, 9 con diploma di scuola media e 8 elementare.

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